Bene, un articolo non troppo tecnico sulle scarpe da trail, qualcosa che allo stesso tempo non spaventi il neo tesserato ma che risulti utile un minimo e di intrattenimento anche a chi dà del tu alle ultradistanze. Presidente, posso fare qualche riferimento a dei modelli? Sì ma non metterne troppi. Da cosa iniziamo, dalla classificazione delle scarpe da running in A1, A2, A3 , A4, A5? No, è sorpassata. Va bene. Iniziamo dalla fine.
Se siete qui è perché il vostro obiettivo è fare qualcosa che non avete mai fatto prima. Esplorare una frontiera che è lì davanti a voi, da qualche parte. Voglio arrivare là e mi servono due cose: le gambe e degli strumenti. La gamba si farà, ma gli strumenti vanno scelti.
Una scarpa da trail è uno strumento.
Che ne sappiate a pacchi di scarpe e trail o che abbiate fatto la tessera del BTT ieri non cambia nulla: non potete prescindere dal concetto che un certo strumento serve a un certo scopo. Quello che rende speciale lo strumento “scarpa da trail” è che questo oggetto dalle mille facce incarna lo spirito folle del trailer: la tensione tra gli opposti. A ben vedere qualsiasi scarpa è il prodotto di una lotta tra necessità che sembrano non andare propriamente a braccetto, perché da un lato vogliono proteggere i nostri piedi dal mondo e dall’altro vogliono metterci a contatto con esso, ma in questo caso siamo proprio al conflitto puro. Dividete una scarpa da trail nelle sue componenti essenziali e otterrete tante piccole lotte senza quartiere.
Prendete il Vibram ad esempio. L’idea della mescola che perfeziona il concetto di grip sotto ai nostri piedi nasce da una spedizione sventurata, un’ascesa sulla Punta Ranica nel 1935 dove sei alpinisti persero la vita. Vitali Bramani, tra i sopravvissuti del gruppo, decise che per evitare in futuro tragedie simili bisognasse creare una suola esterna in grado di affrontare sia superfici asciutte che bagnate. Una suola che evitasse di dover scegliere tra la suola di canapa e la suola da ghiaccio, coi chiodi. Così quando siete lì a chiedervi se domani al trail X dovete mettervi la Speedcross perchè dicono che ci siano tonnellate di fango frollato oppure la Mafate perché in fondo è una gara da 60km sappiate che lo stesso dubbio ha attanagliato migliaia di runner prima di voi, e centinaia di scienziati prima delle migliaia di runner.
E mica solo la suola. Prendete il Gore-Tex, la membrana che lascia passare il sudore ma non fa penetrare l’acqua applicata a molte calzature da outdoor nate per la montagna: Robert Gore quella notte di ottobre del 1969 era frustrato perché le barrette di Teflon riscaldate nel fornetto a 300 gradi, da cui tentava da qualche tempo di ottenere una lamina applicabile al tessile in maniera innovativa, si spezzavano se allungate progressivamente. Così diede “un tirotto” che era una imprecazione fatta a gesto e ottenne, al posto di uno strappo, un marshmellow dell’800% più lungo della barretta originale dotato di proprietà inedite. La struttura analizzata al microscopio era porosa al punto giusto, le particelle di vapore acqueo passavano ma quelle di acqua no. Il concetto di scienza portata ai limiti era stato reincarnato di nuovo. Certo la annosa questione della scarpa da trail meglio in goretex o meglio liscia venne più tardi e magari la affronteremo in futuro, ma ci siamo capiti.
La scarpa da trail è difficile da creare ed è difficile da scegliere, perché è il frutto di un desiderio che abbraccia tutto. Non è saggia, non è prudente, non ascolta il consiglio del medico, esattamente come noi. Deve essere comoda ma protettiva, ammortizzata ma in grado di trasmettere le sensazioni dal terreno, leggera ma durevole, stabile ma agile e via dicendo.
Quindi torniamo alla fine (dell’anno) e all’inizio (del nuovo): in cima alla lista mentale dei buoni propositi per il 2020 avete messo “iniziare a correre col BTT”, esattamente come fece chi vi scrive un anno fa. Dovete comprare una scarpa da trail perché non ne avete una e vorreste la migliore. La migliore non esiste, ma qualsiasi scarpa da trail è migliore di una scarpa non da trail, se dovete allenarvi col BTT. Se proprio proprio volete prenderne una da allenamento che tenga conto delle variabili tipo “che ne dite se allunghiamo qualche km per arrivare alla punta del monte X” che capitano sovente da queste parti, sappiate che esiste una sottocategoria delle scarpe da trail chiamata ATR o “polivalente” (da non confondere con la medesima sottocategoria per le scarpe da running) che tenta l’impossibile impresa di mettere assieme sterrato e asfalto, corta e media distanza, protezione e leggerezza. Non indichiamo modelli per non spaventarvi più di quanto abbiamo fatto fino a qui, ma se ci saranno dei feedback positivi a questo articolino avrete un secondo capitoletto. E in occasione di inizio saldi potremmo sguinzagliare i polpastrelli sulla tastiera per creare una guida all’acquisto vera e propria.
Buone corse!